PREZZO DEL PETROLIO, SICUREZZA ENERGETICA E LA RIVOLUZIONE DEL TERZO MILLENNIO

L'oro nero rimane ancora al centro delle vicende economiche del pianeta. Nell'era di internet, dei social, della comunicazione integrata e dell'esplosione dell'utilizzo delle fonti rinnovabili di energia, sembra che la dittatura dell'economia del petrolio non sia stata scalfita di molto.

Attualmente il petrolio pesa per un terzo sulla richiesta di energia primaria mondiale e nel settore dei trasporti il valore supera il 90%


Gran parte dei paesi produttori e venditori di petrolio hanno bisogno dei ricavi provenienti dall'oro nero. Devono continuare a produrre, a prescindere da quanto diminuiscano i prezzi del petrolio, a meno che non vengano fermati dal fallimento, dalla rivoluzione delle popolazioni e da qualcos'altro che dia loro un segnale molto chiaro che si devono fermare.




I produttori di petrolio da scisto (shale oil) provenienti dagli Stati Uniti, rientrano in questa categoria, anzi forse sono a capo della stessa, come la maggior parte degli esportatori di petrolio, compresi molti dei paesi dell'OPEC e la Russia. 
Alcune grandi compagnie petrolifere, quali Shell e la ExxonMobil, in tempi non sospetti, hanno deciso, prima del recente crollo dei prezzi, che non riuscivano a fare dei soldi sviluppando risorse producibili e disponibili, con i prezzi allora intorno ai 100 dollari al barile. 

Queste grandi compagnie stanno (s)vendendo terreni, se riescono a trovare qualche acquirente interessato. Il loro comportamento alla fine avrà come conseguenza una diminuzione della produzione, ma non molto rapidamente – forse in un paio d'anni. 

Se nello scenario, oltre alla produzione da scisto statunitense, vedremo anche la produzione petrolifera di  Libia e l'Iraq, allora molto probabilmente assisteremo ad un aumento della produzione mondiale, in un momento in cui la produzione mondiale deve diminuire.

Nel frattempo Sia l'Europa che il Giappone stanno avendo difficoltà ad essere competitivi nel mondo di oggi. Una diminuzione dei prezzi del petrolio darà un piccolo aiutino ma i loro problemi rimarranno in gran parte a causa della misura in cui sono collegati al costo del lavoro e alle tasse; la riduzione dei prezzi del petrolio non risolverà questi problemi, a meno che non porti a salari inferiori, ma invece è probabile che porti un problema diverso – la deflazione – che è difficile da affrontare.

La deflazione potrebbe portare indirettamente a default del debito ed a un ulteriore crollo della domanda di petrolio e dei suoi prezzi. Così, i prezzi del petrolio è probabile che continuino nella loro scivolata per un po', finché non sarà compiuto il danno reale, forse per diverse economie simultaneamente.

Inoltre una diminuzione del prezzo del petrolio porterà con se altre conseguenze; Oggi la popolazione dei paesi produttori del medio oriente è aumentata, inoltre è aumentato l'uso del petrolio che estraggono. I loro bilanci sono aumentati e i paesi necessitano di maggiori introiti dalle tasse sul petrolio per soddisfare i loro bilanci. Alcuni paesi, compresi Venezuela, Nigeria ed Iran, hanno bisogno di prezzi del petrolio ben al di sopra dei 100 dollari al barile per sostenere i propri bilanci.

Se i prezzi del petrolio sono troppo bassi, i sussidi per  il welfare dovranno essere tagliati, così come le spese sui programmi per dare lavoro e nuove infrastrutture come gli impianti di desalinizzazione. Virtualmente, nessun paese OPEC può andare d'accordo con prezzi del barili attorno agli 80 dollari al barile


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