L'intero pianeta con tutta la sua popolazione mondiale è a rischio ed è vulnerabile agli eventi climatici estremi e agli altri impatti del global
warming; attualmente il riscaldamento globale sta ponendo in seria crisi il
futuro del pianeta, inteso come ambiente a noi idoneo a poter continuare la
nostra evoluzione.
Lo stress accumulato dal sistema terra-aria-acqua minaccia ogni giorno di più la salubrità, le prospettive economiche da noi create, e le fonti necessarie alla sopravvivenza della specie umana e non solo: acqua e cibo per miliardi di essere viventi sono sempre più scarsi.
Le conclusioni del rapporto IPCC, il Comitato intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, dal titolo “Cambiamenti climatici 2014: impatti, adattamento e vulnerabilità”, presentato in questi giorni a Yokohama, dove un centinaio di scienziati ed esperti climatici si è riunito per valutare il lavoro svolto dall’ONU, mette in luce tutto ciò.Il cambiamento climatico è ormai ovunque, gli impatti si sono evidenziati in ogni continente, Il mondo intero soffre degli effetti, che sono conseguenti e in crescita.
L’imponente rapporto, composto da centinaia di pagine è stato rilasciato in tre sezioni e redatto da tre diversi gruppi di lavoro. Il primo gruppo di lavoro Working Group -WGI-, si è concentrato sugli aspetti fisici che influenzano il cambiamento climatico (relazione pubblicata il 27 settembre 2013). Il secondo gruppo di lavoro WGII ha presentato il rapporto il 31 Marzo e riguarda gli aspetti di adattamento e resilienza al cambiamento climatico. Nel mese di aprile, infine, il gruppo di lavoro WGIII presenterà ai governi le sue proposte su come essi possano intervenire per mitigare il cambiamento climatico.
L’obiettivo primario del documento è sensibilizzare i leader mondiali ad agire con maggiore decisione per ridurre le emissioni di gas serra e per attuare misure significative per la resilienza del sistema socio-economico. Il rapporto finale è stato rilasciato la settimana scorsa a Yokohama, in Giappone, dopo l’ultimo incontro del WGII dell’IPCC. Per chi non la conoscesse, l'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), affiliata alle Nazioni Unite, è un'associazione a cui aderiscono migliaia di scienziati di tutto il mondo ed è stata fondata nel 1988.
Da allora l’associazione ha pubblicato un rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche sul cambiamento climatico, ogni cinque anni. Il Quinto Rapporto di Valutazione (AR5) aggiorna lo stato dell’arte dopo l'ultima relazione pubblicata nel 2007.
"Il documento rimarca l'avvicinamento del mancato obbiettivo di limitare il riscaldamento di 1,5 °C oltre i livelli preindustriali. Ciò sottolinea la necessità di un'azione immediata se vogliamo restare al di sotto dei 2 °C, o comunque vicino. Otre questa soglia, il cui rispetto è l'obiettivo concordato nei negoziati internazionali, gli impatti cominceranno ad essere gravissimi e di difficile gestione". Concetto pù volte ripetuto in qeusti ultimi anni. “Il nuovo rapporto è l’ennesima dimostrazione che le scelte di oggi andranno ad incidere in modo significativo, aumentando i rischi derivanti dal cambiamento climatico per i prossimi decenni". Diversi sono le manifestazioni che allertano ad intervenire immediatamente:"Molte specie hanno migrato verso nuove destinazioni, modificando la tempistica del loro comportamento stagionale in risposta ai cambiamenti climatici. Il persistere del riscaldamento globale, impedirà a diverse specie di muoversi abbastanza velocemente per adattarsi."Se il riscaldamento dovesse andare al di là dei 4 gradi Celsius, come predetto da alcuni modelli climatici, si manifesteranno gravissime conseguenze, ad esempio in agricoltura. Anche considerando lo scenario più ottimista delle previsioni, il quinto rapporto avverte: "L'impatto del riscaldamento globale sull'agricoltura è stato e continuerà ad essere negativo. I recenti improvvisi aumenti dei prezzi alimentari dimostrano che i mercati sono sensibili alla variabilità del clima. I potenziali benefici per il riscaldamento in alcune regioni localizzate non saranno sufficienti a compensare gli impatti negativi."
Da quanto sembra emergere dal rapporto, gli scienziati sono preoccupati, perché la popolazione non è adeguatamente preparata per il cambiamento climatico. Gli impatti dei recenti eventi climatici estremi, come ondate di calore, siccità, inondazioni e incendi, dimostrano la significativa vulnerabilità e l'esposizione di alcuni ecosistemi e sistemi umani alla variabilità del clima.I governi devono investire molto di più nella pianificazione per gli impatti dei cambiamenti climatici. I soggetti più a rischio risultano essere quelle comunità che sono già emarginate, tra le quali le fasce più povere delle città, dove si congiungono la crisi economica, sociale e climatica. "Azioni di adattamento sono già in corso e includono i sistemi di conservazione dell'acqua, il ripristino di acqua salata paludosa, e le modifiche ai sistemi di assicurazione. Purtroppo esistono ancora complicati ostacoli all'adattamento in forma di vincoli giuridici, la mancanza di accesso alle informazioni scientifiche, e la mancanza di coordinamento tra le diverse competenze", tutto ciò è spiegato nel rapporto.
“Il cambiamento climatico è una sfida di gestione dei rischi,” commenta Christopher Field, co-presidente del gruppo dell’IPCC che ha preparato la relazione. “Un modo è quello di diminuire la quantità di riscaldamento che si sta verificando, e l’altro è trovare un via per affrontare il più efficacemente possibile gli stravolgimenti climatici, che non possono essere evitati”. Il rapporto segue una precedente valutazione in cui veniva aumentata la probabilità che gli esseri umani siano i soli responsabili del global warming, ed ha lo scopo di orientare i governi che hanno promesso di concordare un patto climatico nel 2015.
Secondo gli esperti il livello crescente di aumenti della temperatura comporta inevitabilmente una maggiore probabilità di impatti “gravi, pervasivi e irreversibili”; impatti per i quali, senza interventi adeguati, si rischia di dover sborsare migliaia di miliardi di euro per danni ai beni e agli ecosistemi e per aumentare le difese dalle catastrofi naturali. in base alle previsioni riportate nel documento la temperatura globale salirà di 0.3-4.8 gradi Celsius in questo secolo, mentre il livello del mare si innalzerà tra i 26 e gli 82 centimetri entro il 2100; è stato calcolato che un riscaldamento di circa 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali potrebbe costare circa lo 0.2-2.0 % del PIL globale annuo. “Il rapporto del Working Group II– ha commentato Rajendra Pachauri, presidente dell’IPCC - è un altro importante passo avanti nella nostra comprensione di come ridurre e gestire i rischi del cambiamento climatico. Insieme con le relazioni del Working Group I e III (rispettivamente di settembre 2013 e di prossima pubblicazione ad aprile 2014, ndr) fornisce una mappa concettuale non solo sulle caratteristiche essenziali della sfida climatica, ma anche sulle opzioni per le soluzioni”.
Buon articulo
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