Negli ultimi dieci anni, mediamente, nell'Unione Europea i
prezzi dell’energia elettrica, per i clienti domestici, sono aumentati di oltre
il 24%.
Nel bel paese paghiamo in proporzione più che negli altri
Stati membri ed i motivi sono per sostegno alle rinnovabili e per le tasse,
mentre ci rifacciamo sul minor carico per oneri di rete e di distribuzione.
Gli italiani pagano l’energia elettrica più cara rispetto
alla maggior parte degli europei, ci classifichiamo sesti in un’ipotetica scala
di costi dal più caro al meno caro, anche se i costi dal 2008 sono saliti in
tutta l’UE.
A pesare in Italia, come noto, sono soprattutto gli oneri
per il sostegno alle fonti rinnovabili la famosa componente A3, per i quali in
proporzione paghiamo più degli altri, mentre da noi è minore il carico per rete
e distribuzione.
Come si vede dal grafico riportato di seguito, dal 2008 i
prezzi elettrici in bolletta nell’UE+Norvegia sono cresciuti in media del 26,4%
per gli utenti domestici e del 5,8% per quelli industriali; nonostante nel 2016
ci sia stata un’inversione di trend, con un calo sul 2015 rispettivamente del
2,1 e del 7,1% per domestici e industriali.
Nel 2016, per i domestici il costo retail medio del kWh
nell’UE allargata alla Norvegia si è attestato sui 20,53 €cent e per gli
industriali a 10,73.
L’Italia, come detto, si posiziona al sesto posto in Europa
in quanto a costo dell’elettricità per i clienti finali nel settore
residenziale. Come si vede nel grafico sotto, hanno bollette più onerose
rispetto a noi la Danimarca, Germania, Portogallo, Belgio e Spagna.
Nel grafico successivo sono stati analizzati i prezzi
praticati a clienti domestici con consumi superiori ai 3.500 kWh, valori di
consumo di circa un terzo delle famiglie italiane, e si nota come sulle nostre
bollette incidano molto gli oneri per gli incentivi alle fonti rinnovabili.
Quella che da noi è la componente A3(RES) incide, infatti,
per il 22% del costo: il sostegno alle rinnovabili contribuisce, dunque, per un
punto in più che nelle bollette dei tedeschi, dei norvegesi e degli slovacchi.
Ricordiamo che il peso degli oneri dati dalla componente A3 in Italia, crollerà nettamente nei prossimi
anni: secondo le stime GSE, per la graduale uscita dal periodo incentivato
degli impianti, si passerà dai 12,4 miliardi di euro impegnati quest’anno a
11,7 miliardi nel 2020, 7 miliardi nel 2030 e 2,1 miliardi nel 2032.
In Italia paghiamo invece meno che nel resto d’Europa per
oneri di trasmissione e distribuzione, che da noi pesano per il 19%:
percentuale superiore solo a quella di Grecia (16%) e Malta (17%) e
corrispondente a meno della metà dei Paesi più cari (Norvegia 48%, Lussemburgo
43%, Danimarca 38%).
La componente energia delle bollette elettriche invece va
dal 78% di Malta al 13% della Danimarca, con l’Italia a metà classifica con il
38%. La Danimarca è invece in testa a tutti i paesi per peso fiscale (tasse più
Iva) con il 57%. Seguono Svezia (38%), Belgio (34%) e Norvegia (32%, appena
l’1% sopra a Germania e Finlandia). L’Italia è anche qui nella media con il
20%.
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