L’ora legale, L’Europa, il risparmio energetico e l’Italia sempre a inseguire

Durante il periodo estivo, sotto sollecitazione di alcuni paesi dell’unione, in particolar modo di quelli che si trovano a latitudini superiori a i 45° N, si è svolta una consultazione aperta a tutti i cittadini dell’Unione Europea in merito alla possibile abolizione del cambio dell’ora due volte l’anno.
A scanso di equivoci ricordiamo che la cosiddetta “ora legale” è quella in vigore durante il periodo a cavallo tra primavera e autunno (adottata da marzo ad ottobre). Quella “solare” è invece l’ora in vigore da metà autunno a inizio primavera (da ottobre a marzo), che coincide con quella del fuso orario di riferimento.
Sebbene i risultati ufficiali definitivi non siano ancora stati pubblicati, (https://ec.europa.eu/info/consultations/2018-summertime-arrangements_it) sbirciando sul portale dell’Unione Europea è possibile consultare quelli preliminari.
In sintesi: le risposte ricevute al sondaggio sono state 4,6 milioni (una delle consultazioni con maggior affluenza all’interno dell’UE) e l’84% dei votanti avrebbe optato per l’abolizione del doppio cambio annuale di orario. Il 76% considera infatti il cambiamento come un’esperienza negativa o molto negativa a fronte di pochi vantaggi.
Analizzando più approfonditamente il campione di cittadini dell’Unione, che hanno volontariamente aderito al sondaggio, vediamo che coloro che hanno votato sono soprattutto i paesi del Nord Europa. In testa vi è la Germania, dove ha risposto all’appello il 3,79% della popolazione, Seconda e terza posizione per Austria (2,94%) e Lussemburgo (1,78%). In tutti gli altri Paesi ha risposto meno dell’1% della popolazione.
L’ Italia, forse per la scarsa informazione, ha partecipato alla consultazione solamente con lo 0,04% della popolazione. Va da se che questa questione è da tempo molto sentita soprattutto dai Paesi nordici.

Le motivazioni sono chiaramente dovute alle posizioni geografiche di questi paesi: nel Nord Europa le giornate sono già piuttosto lunghe durante  il periodo in cui è in vigore l’ora legale e quindi i benefici del cambio dell’ora sono piuttosto scarsi. Invece più ci si sposta al Sud e più la differenza di durata della giornata tra estate e inverno si riduce; di conseguenza il fatto di spostare in avanti la lancetta di un’ora permette di sfruttare meglio la luce in quei paesi non troppo a nord proprio di sera.
Per avere un’idea più precisa si consideri che il 21 giugno, con l’ora legale, a Roma il sole tramonta alle 20:49, a Berlino alle 21:33, a Stoccolma alle 22:07 e sorge in orari in cui certamente sono poco significativi i numeri relativi alle persone che si svegliano per andare a lavorare. Mentre sorgeva nelle stesse città  il 24 marzo 2018( ultimo giorno dell’ora solare quest’anno) rispettivamente alle 6:07, 6:00, 5:39 e il giorno dopo il sole è sorto in tutte e tre le città un’ora dopo, chiaramente chi si sveglia alle 6 per andare a lavroare si è trovato che per circa un mese si è svegliato di notte ed e sceso di casa nel buio totale.
Non deve stupire quindi che anche dalla consultazione è emerso che i Paesi che vogliono tenere il cambio di ora siano soprattutto quelli più a Sud (Cipro, Malta, Grecia e anche il nostro). Può sorprendere un po’ il voto della Spagna ma in questo caso occorrerebbe anche considerare lo spostamento in termini di longitudine e il relativo fuso orario (si pensi che Siviglia e Lecce hanno la stessa ora ma sono separate da 24° di longitudine!). Considerate che le 24  ore di fuso su 360 gradi ci dicono che ogni 15 gradi si dovrebbe spostare la lancetta di un’ora.

Tralasciamo la questione psicologica riguardante/gli effetti sulla salute e sull’umore, non avendo competenze in merito e non essendoci comunque un parere unanime dalla comunità medico-scientifica, e concentriamoci sul settore dell’energia.
Il principale vantaggio nel cambio dell’ora è sicuramente quello di sincronizzare meglio le attività produttive con le ore di luce. Storicamente, in epoche in cui il costo energetico per illuminare era nettamente più rilevante rispetto ad oggi, si evidenziò che il cambio ora portava ad un risparmio in termini di costi energetici per illuminazione (basti pensare che già se ne discuteva quanto ancora c’erano le candele), ma nel nostro attuale sistema energetico, sarebbe interessante studiare se vi siano differenze significative nei due approcci.
A parte tali considerazioni, questo è ciò che sostiene ad oggi la Commissione Europea: “Dalle ricerche emerge che i risparmi energetici complessivi dovuti all’ora legale, pur essendo stati una delle principali motivazioni per il regime attuale, sono marginali.  Inoltre, i risultati tendono a variare a seconda di fattori quali la collocazione geografica”.
Ma in Italia, forse l’unico paese in cui esiste una differenza di latitudine tra nord a sud di oltre 10° ed anche di longitudine tra est ed ovest di oltre 10°, ma soprattutto in una posizione in cui le differenze di latitudine sono estremamente significative rispetto alla tematica trattata, che vantaggi porta il cambio d’ora?.
Partendo dalle fonti ufficiali, “secondo quanto rilevato da Terna - la società che gestisce la rete elettrica nazionale- dal 26 marzo 2017, primo giorno del 2017 di ora legale,  grazie proprio a quell’ora quotidiana di luce in più che ha portato a posticipare l’uso della luce artificiale, l’Italia ha risparmiato complessivamente 567 milioni di kilowattora (quanto il consumo medio annuo di elettricità di oltre 200 mila famiglie), un valore corrispondente a minori emissioni di CO2 in atmosfera per 320mila tonnellate. Considerando che nel periodo di riferimento un kilowattora è costato in media al cliente domestico tipo circa 19,5 centesimi di euro al lordo delle imposte, il risparmio economico per il sistema relativo al minor consumo elettrico nel periodo di ora legale per il 2017 è stato pari a 110 milioni di euro.
Nei mesi di aprile e ottobre si è registrato, e per ciò che prima ho scritto è anche normale, il maggior risparmio di energia elettrica.
Ciò è dovuto al fatto che questi due mesi hanno giornate più “corte” in termini di luce naturale, rispetto ai mesi dell’intero periodo.
Spostando in avanti le lancette di un’ora, quindi, si ritarda l’utilizzo della luce artificiale in un momento in cui le attività lavorative sono ancora in pieno svolgimento. Nei mesi estivi, come giugno e luglio, invece, poiché le giornate sono già più lunghe rispetto ad aprile, l’effetto “ritardo” nell’accensione delle lampadine si colloca nelle ore serali, quando le attività lavorative sono per lo più terminate, e fa registrare risultati meno evidenti in termini di risparmio di elettricità”. Agosto sappiamo essere un mese particolare in cui l’Italia va in ferie per buona parte del mese.
In conclusione, analizzato l’attuale quadro, sarebbe forse utile che i nostri rappresentanti al Parlamento Europeo prestassero attenzione alla questione, non essendo così irrilevante per il nostro paese.
Ma soprattutto che la consultazione, oramai già avvenuta, avesse avuto maggior risalto per un paese in cui la decisione finale costerebbe diverse decine di milioni di Euro e non mi sembra il caso che in questi periodi di magra tralasciamo anche un solo centesimo di risparmio.
Infatti, a fronte di questo risultato, i prossimi passaggi prevedono che la Commissione effettuerà una proposta di cambio al Parlamento Europeo, dove la questione verrà discussa. Staremo quindi a vedere come evolverà la questione.
Vincenzo Triunfo
Ingegnere, Esperto Gestione Energia certificato Accredia 0 N° 06_IND e 25 CIV
Membro commissione Energia Ordine ingegneri provincia di Napoli


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